L'azione di Donald Trump contro Voice of America segna una tappa importante nella sua continua battaglia contro i media tradizionali. L'emittente, da sempre simbolo di indipendenza, è stata messa a tacere nell'ambito di un'operazione volta a smantellare le entità governative considerate ostili alla sua agenda politica. Il gesto di Trump non è solo un attacco diretto alla VOA, ma una parte di una più ampia strategia di polarizzazione dell'informazione, sostenuta dal movimento MAGA.
Il direttore di Voice of America, Michael Abramowitz, ha annunciato in un post su Facebook di essere stato messo in congedo amministrativo insieme a “più di 1300 giornalisti, produttori e personale di supporto”, di fatto l’intero staff dell’emittente.
Abramowitz ha definito la decisione storica, affermando che “per la prima volta in 83 anni, la leggendaria Voice of America viene messa a tacere”. L'annuncio arriva dopo che Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per smantellare l'agenzia madre di VOA, nell’ambito della sua politica di eliminazione delle entità governative ritenute "non necessarie". La misura si inserisce anche nel quadro dei tagli promossi dal Dipartimento per l'efficienza governativa guidato da Elon Musk.
Yes, shut them down.
— Elon Musk (@elonmusk) February 9, 2025
1. Europe is free now (not counting stifling bureaucracy). Hello??
2. Nobody listens to them anymore.
3. It’s just radical left crazy people talking to themselves while torching $1B/year of US taxpayer money. https://t.co/PnmN4erD91
Voice of America è stata fondata nel 1942 e, sotto la presidenza di Gerald Ford, il suo statuto è stato sancito per legge nel 1976, con successive normative volte a proteggerne l’indipendenza dalle ingerenze governative.
Tra le entità colpite dal provvedimento figura anche l'Agenzia statunitense per i media globali (USAGM), che supervisiona i media finanziati dal governo americano, tra cui Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL), Radio Free Asia, Middle East Broadcasting Networks e Radio Marti, focalizzata su Cuba.
Il presidente e CEO di RFE/RL, Stephen Capus, ha duramente criticato la decisione, dichiarando:
Donald Trump è stato un feroce critico di Voice of America sin dal suo primo mandato, accusando l’emittente di ostacolare le sue politiche. Gli alleati del presidente condividono questa visione e considerano l'emittente un organo mediatico ostile. Prima di assumere ufficialmente il secondo mandato, Trump ha nominato Kari Lake come consigliere speciale dell'USAGM.
Lake, ex conduttrice di notiziari e fervente sostenitrice del movimento MAGA, ha espresso la sua visione sulla VOA durante la Conservative Political Action Conference (CPAC), dichiarando:
Questa dichiarazione riflette l'intenzione dell’amministrazione Trump di ridefinire il ruolo di Voice of America, orientandola verso una narrazione più favorevole alla Casa Bianca.
Donald Trump e i suoi alleati hanno avuto molti bersagli nella loro battaglia contro i media, ma uno dei principali è stato senza dubbio il giornalismo tradizionale.
Secondo un sondaggio Gallup del 1972, il 72 per cento dei democratici e il 68 per cento dei repubblicani esprimevano fiducia nei media, con una differenza minima tra i due gruppi. Gli indipendenti, con una fiducia del 59 per cento, erano i meno convinti. Nel corso degli anni, la fiducia nei media è diminuita per tutti, ma il calo è stato particolarmente marcato tra i repubblicani. Nel 2024, solo il 12 per cento di loro dichiara di fidarsi dei media, contro il 54 per cento dei democratici.
Questo crollo è attribuibile principalmente alla crescente ostilità della destra americana nei confronti della stampa. I media conservatori hanno alimentato questa sfiducia, creando un clima di ostilità verso il giornalismo tradizionale. Con il rafforzamento del movimento MAGA, il Partito Repubblicano ha ulteriormente potenziato questa narrativa, dando spazio a un panorama mediatico sempre più polarizzato e segnato da disinformazione e notizie distorte.