16 Mar, 2025 - 16:49

Il presidente Usa può fare smart working? A quanto pare Trump sì

Il presidente Usa può fare smart working? A quanto pare Trump sì

Trump ha imposto ai dipendenti federali il ritorno in ufficio, ma per sé stesso sembra fare eccezione. Dall’inizio del secondo mandato, ha trascorso molti weekend a Mar-a-Lago nonostante le critiche già emerse nel primo mandato per i costi elevati dei suoi viaggi.

Mentre accusa chi lavora da casa di scarsa produttività, il presidente firma ordini esecutivi dal suo resort. Se può farlo lui, perché negarlo ai dipendenti federali?

Trump contro lo smart working ma non per sé stesso

Donald Trump si oppone allo smart working, ma per sé stesso sembra fare un'eccezione. Da quando si è insediato per il secondo mandato, il presidente americano continua a recarsi frequentemente nella sua residenza a Mar-a-Lago. Già durante il primo mandato, i suoi viaggi in Florida erano stati al centro delle polemiche per i costi elevati e il tycoon non ha rinunciato a questa abitudine nemmeno ora.

Una delle prime azioni di Trump dopo il ritorno alla Casa Bianca è stata firmare un ordine esecutivo per imporre il ritorno al lavoro in presenza ai dipendenti federali. Il provvedimento, chiamato "Ritorno al lavoro in presenza", ordina ai dipartimenti di "adottare tutte le misure necessarie per porre fine alle modalità di lavoro da remoto".

La decisione ha avuto un impatto su migliaia di dipendenti federali che avevano organizzato la propria vita in base allo smart working. Sebbene siano previste eccezioni per condizioni mediche o disabilità, l'obiettivo dell'amministrazione è riportare tutti in ufficio.

I sostenitori della misura sostengono che il lavoro in presenza consenta un maggiore controllo delle prestazioni e una collaborazione più efficace. Tuttavia, chi difende il lavoro da remoto evidenzia i vantaggi in termini di risparmio di tempo e denaro per i lavoratori, oltre a un miglior equilibrio tra vita privata e professionale.

Per Trump, però, lo smart working significa solo “uscire, giocare a tennis, a golf e non lavorare”. Ma forse questa logica non vale quando è lui stesso a “lavorare da casa”?

Trump lavora da Mar-a-Lago?

NBC News riferisce che il presidente americano si è recato nella sua residenza di Mar-a-Lago il 14 febbraio, appena tre giorni dopo aver accusato i dipendenti federali in smart working di passare il tempo a giocare a golf. Secondo la testata, tra il 14 e il 19 febbraio, Trump ha effettivamente giocato a golf in quattro giorni diversi.

Un presidente non può giocare a golf nel proprio resort, che è anche la sua residenza? Certo che può. Ma forse, in quei giorni, Trump stava facendo anche esattamente quel "lavoro da casa" che ha negato a migliaia di dipendenti federali.

NBC News riporta che, durante il suo soggiorno in Florida, il presidente ha firmato due ordini esecutivi, un memorandum e ha tenuto una conferenza stampa. Ironia della sorte: chi fa le regole è spesso il primo a infrangerle.

I viaggi di Trump a Mar-a-Lago costano milioni ai contribuenti

Nell'altra faccia della medaglia c’è la questione dei costi. Ogni viaggio in Florida per giocare a golf ha un costo per i contribuenti. Sebbene Trump non sia né il primo né l’ultimo a fare frequenti trasferimenti, i suoi movimenti sono sotto particolare attenzione, dato che il suo secondo mandato è caratterizzato dalla rivendicazione dei tagli ai costi federali.

Secondo i media statunitensi, Trump ha trascorso, dal 20 gennaio, sei dei sette weekend a Mar-a-Lago. Ciò significa milioni di dollari spesi in trasporto, sicurezza, carburante e personale.

Un'analisi di HuffPost riferisce che questi sei weekend sono costati ai contribuenti americani 18,2 milioni di dollari.

I viaggi di Trump erano sotto i riflettori anche durante il suo primo mandato. Il bilancio alla fine di quei quattro anni ammontava a 151,5 milioni di dollari. Secondo l'edizione americana del giornale, quindi, i trasferimenti di Trump in questo secondo mandato potrebbero superare le spese del periodo precedente.

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Nazlican Cebeci
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