Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca non sta solo ridisegnando la politica interna degli Stati Uniti ma sta anche generando onde d'urto a livello internazionale. La sua crociata contro la cosiddetta "ideologia woke" sta avendo conseguenze tangibili anche in ambiti tradizionalmente distanti dalle guerre culturali, come la NATO.
Ormai è noto che il presidente americano, Donald Trump, ha un’agenda rivolta a combattere la cultura woke. Il secondo mandato di Trump è segnato da una rivoluzione della società americana. Dal primo giorno del suo ritorno alla Casa Bianca, per esempio, il tycoon ha affermato che accetta solo due generi: maschio e femmina. Le sue mosse sono mirate anche ad eliminare le politiche volte a salvaguardare le diversità.
Un articolo del quotidiano statunitense Politico, del 17 aprile, svela che anche la NATO si sta adeguando all'era di Trump. Politico, riferendosi a fonti a conoscenza della questione, afferma che l'Alleanza Atlantica sta annacquando il linguaggio in diverse materie che variano dal cambiamento climatico al genere e alla questione di diversità, equità e inclusione.
Quindi la nuova legislazione della NATO avrebbe riformulato le espressioni in questi temi specifici per renderle più accettabili da Washington. Sarebbe stata infatti una "misura precauzionale" per evitare eventuali ritorsioni.
Il quotidiano riferisce che l'espressione "tecnologie verdi" sarebbe stata sostituita da "tecnologie innovative", il "clima" invece sarebbe stato definito come "ambiente operativo". Ciò che riguarda il "genere" invece sarebbe stato evitato.
È ormai chiaro che i rapporti USA e il resto dei membri della NATO sono delicati, dato che l'amministrazione Trump vuole “responsabilizzare” gli alleati incitandoli ad aumentare la propria spesa. Per precisione, ha spinto i leader alleati ad aumentare l'obiettivo della spesa per la difesa al 5 per cento del PIL invece dell'attuale 2 per cento.
La tabella di marcia di Trump però, come in diversi casi, ha ripercussioni anche fuori dai confini degli USA.
Donald Trump, da quando è tornato alla Casa Bianca, ha firmato diversi ordini esecutivi con l'obiettivo di interrompere gli sforzi pluridecennali a favore della diversità, equità e inclusione (DEI). Queste misure sono diventate ormai il fulcro di una guerra culturale. Secondo i critici, le DEI volte a combattere la discriminazione rappresentano ciò che considerano “woke”. Sostengono, di base, che siano in realtà una fonte di discriminazione per coloro che hanno dominato la storia. Insieme a modificare queste politiche, ha anche firmato un’ordinanza riconoscendo solo due sessi.
Più nel concreto, la BBC riferisce che, a partire dal 20 gennaio, diverse aziende statunitensi di grande rilievo, tra cui McDonald's e Meta, hanno interrotto o ridotto i propri programmi DEI.
L'inversione di rotta è stata adottata rapidamente anche dal Pentagono. Il titolare del Pentagono, Pete Hegseth, ha istituito infatti una task force incaricata di abolire gli uffici DEI. Il Dipartimento della Difesa statunitense avrebbe eliminato quasi 200 posti di lavoro legati alla diversità, all'equità e all'inclusione nell'ultimo anno.
È già nota l’antipatia del segretario della Difesa americano per la DEI. Hegseth ha dichiarato in un'assemblea pubblica al Pentagono:
Sono stati segnalati circa 10 generali o ammiragli che sono stati licenziati senza spiegazioni precise nell'ultimo periodo.
Parallelamente, sembra che con i cambiamenti interni degli Stati Uniti anche le alleanze strategiche siano destinate a cambiare. I critici dell'ideologia woke sostengono infatti che anche l'Alleanza dovrebbe riassumere il suo carattere originario.
L’opposizione alla cultura woke, l’eliminazione di politiche inclusive e la ridefinizione del linguaggio strategico mostrano un cambiamento strutturale che non riguarda solo l’identità americana ma anche l’equilibrio geopolitico. Il mondo occidentale, sotto la guida di Trump, sembra che stia entrando in una nuova fase ideologica. Quanto durerà e fino a che punto si spingerà sarà tutto da vedere ma il segnale è stato lanciato.