06 May, 2025 - 15:50

Il piano di Israele per l’occupazione di Gaza: ecco cosa prevede

Il piano di Israele per l’occupazione di Gaza: ecco cosa prevede

Israele ha approvato un piano volto a conquistare e occupare la Striscia di Gaza. Il 19 gennaio 2025 era iniziato il cessate il fuoco a Gaza ma in poche settimane la strategia di Israele è cambiata significativamente.

L’annuncio di nuove operazioni militari nell’enclave, a partire dal 18 marzo, ha seguito una nuova ondata di violazioni e escalation nel territorio. L’ultimo piano annunciato dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è volto a ridisegnare gli equilibri nel conflitto ma avrà anche un peso sul futuro dei palestinesi abitanti nella zona e sul futuro della regione.

La presenza militare prolungata

Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato all'unanimità il piano militare. Questo piano prevede di estendere le operazioni militari e la conquista e il controllo graduali di diverse aree della Striscia di Gaza.

I media locali riferiscono che il piano prevede un uso massiccio della forza via aria, terra e mare. Al termine delle operazioni militari, le forze israeliane non si ritireranno. L'esercito trasformerà ampie porzioni dell'enclave in una zona cuscinetto allargata e rimarrà indefinitamente in queste aree.

L'obiettivo finale sarebbe quello di smantellare Hamas, privando l'organizzazione della capacità governativa.

Il ministro delle Finanze israeliano, nonché esponente dell’ultradestra, Bezalel Smotrich ha dichiarato:

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Conquisteremo finalmente la Striscia di Gaza.

Ciò porterebbe anche a eventuali discussioni sulla sovranità, come affermato da Smotrich.

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Una volta iniziata la manovra, non ci sarà alcun ritiro dai territori che abbiamo conquistato, nemmeno in cambio di ostaggi.

Lo sfollamento della popolazione di Gaza

Secondo il piano, la popolazione palestinese abitante nell'enclave verrà spinta verso le zone meridionali della Striscia.

Tel Aviv sostiene che ciò è necessario per proteggere i civili. Tuttavia, le organizzazioni umanitarie denunciano un eventuale sfollamento forzato su larga scala che potrebbe violare il diritto internazionale.

La questione degli ostaggi

La questione degli ostaggi resta molto delicata. Si stima che ci siano 59 ostaggi israeliani a Gaza, ma si ritiene che circa 35 siano morti.

Il ritorno degli ostaggi è uno degli obiettivi del piano. Tuttavia, la gestione della crisi ha scatenato una reazione negativa da parte delle famiglie che attendono il ritorno dei propri cari.

Gli aiuti umanitari limitati

L'ultima ondata di operazioni militari israeliane nell'enclave è stata accompagnata da un blocco totale degli aiuti umanitari. Questo, dopo nove settimane, ha colpito l'accesso a cibo, acqua, forniture mediche e carburante. Tel Aviv sostiene che il flusso di aiuti è stato sospeso per fare pressione su Hamas. I critici evidenziano che si tratti di una tattica che potrebbe costituire un crimine di guerra.

Il piano prevede anche la riorganizzazione della gestione proprio degli aiuti umanitari a Gaza. Il meccanismo proposto escluderebbe del tutto Hamas dalla gestione, affidandosi invece a una “fondazione internazionale”, di cui non è stato reso noto il nome, incaricata di coordinare la distribuzione. Il piano prevederebbe misure di garanzia per evitare che gli aiuti vengano intercettati o deviati.

Questo quadro alternativo di distribuzione degli aiuti non è stato ancora messo in atto.

La nuova operazione: "I carri di Gedeone"

L'operazione è stata denominata "I carri di Gedeone". I tempi di attuazione del piano restano poco chiari. Si prevede però che, dopo la visita del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar, il piano sarà pronto per l'avvio. Questo periodo segnerà anche la scadenza per raggiungere un nuovo accordo di cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi.

Il piano approvato da Israele rappresenta una svolta radicale nella conduzione del conflitto. Nonostante gli obiettivi dichiarati restano forti dubbi su una strategia fondata sull’occupazione e sul controllo militare diretto. 

Israele si prepara a una fase nuova e più aggressiva del conflitto a Gaza e le incognite restano molte, sia sul piano umanitario sia su quello diplomatico. 

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Nazlican Cebeci
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