10 May, 2025 - 09:05

Chi era Ottis Toole, il killer americano complice di Lucas: tra le vittime il piccolo Adam Walsh

Chi era Ottis Toole, il killer americano complice di Lucas: tra le vittime il piccolo Adam Walsh

Un serial killer con un’infanzia segnata da violenza e abusi che si nascondeva dietro la maschera di vagabondo. Ottis Toole, nato in Florida nel 1947, si è reso protagonista di alcuni tra gli omicidi più efferati degli Stati Uniti d’America, restando legato, per molto tempo, a Henry Lee Lucas, suo complice e forse amante. Ma chi era davvero? E quanto di ciò che ha raccontato è vero? Per ricostruire la sua storia, dobbiamo fare un passo indietro.

Chi era Ottis Toole? L’infanzia e l’adolescenza

Ottis Toole nasce il 5 marzo 1947 a Jacksonville, in Florida. È ancora piccolo quando il padre, alcolizzato, abbandona la famiglia. A prendersi cura di lui è principalmente la madre, una donna fanatica religiosa e violenta, che lo costringe a vestirsi con abiti femminili, chiamandolo “Susan”.

A scuola, Toole mostra subito difficoltà di apprendimento. A casa viene esposto a rituali satanici e viene addirittura violentato da conoscenti. Eventi traumatici che solo da adulto avrebbe raccontato, spiegando di aver spesso trovato rifugio, da bambino, in ruderi abbandonati. 

A 10 anni si dichiara omosessuale. Qualche anno dopo, lasciati gli studi, inizia a vagabondare, mantenendosi saltuariamente come gigolò. È così che, negli anni Sessanta, conosce la sua prima vittima: un uomo d’affari che cerca di ingaggiarlo e che lui investe e uccide. 

I primi crimini e il legame con Henry Lee Lucas

Nel 1976, dopo anni di povertà – e un matrimonio con un donna durato appena tre giorni, che aveva deciso di contrarre per nascondere la sua vera sessualità – Toole incontra Henry Lee Lucas, condannato nel 1960 per l’omicidio preterintenzionale della madre e con diversi precedenti alle spalle.

I due diventano una vera e propria coppia criminale, macchiandosi insieme di una serie di efferati delitti. Una volta arrestato, negli anni Ottanta, Toole avrebbe confessato di aver commesso almeno 108 omicidi insieme al suo complice. Nel corso del tempo, avrebbe poi ritrattato, lasciando dubbi sul grado di veridicità di quanto affermato.

Alla fine, infatti, le vittime accertate ammontano a sei. Decine e decine di meno di quelle solo presunte. Tra queste, spicca soprattutto il piccolo Adam Walsh, il bambino di appena sei anni rapito in un centro commerciale, ucciso e decapitato da Toole nel 1981. Un caso emblematico, risolto solo nel 2008 grazie alle moderne tecnologie.

La condanna e la morte in carcere

Toole viene arrestato nel 1983. L’accusa è di incendio doloso, per un fatto non correlato a nessuno degli omicidi da lui commessi. Davanti agli inquirenti, decide però di confessare, soffermandosi, in particolare, sull’uccisione di George Sonnenburg, avvenuta l’anno precedente.

Poco dopo, viene arrestato anche Lucas. L’accusa, nei suoi confronti, è di possesso illegale di arma da fuoco. Anche lui, però, confessa. A differenza di Toole, parla di centinaia di omicidi. Toole nega, ma poi, messo alle strette, conferma i racconti del complice. Così entrambi finiscono a processo.

Toole viene condannato alla pena di morte, poi all’ergastolo. Nel 1996, all’età di 46 anni, muore in carcere per insufficienza epatica. Da allora, in molti – soprattutto all’estero – hanno dimenticato la sua storia. Per altri, invece, è rimasta vivida.

Una vecchia intervista a Ottis Toole pubblicata su Youtube. 

I giornali lo hanno soprannominato “il serial killer piromane”, per via della sua ossessione per il fuoco; dopo gli omicidi, non di rado, Toole si è però macchiato anche di atti di necrofilia e cannibalismo.

Ci si chiede quanto la sua infanzia abbia influito sulle sue azioni e che ruolo abbia avuto l’incontro con Lucas, morto, dal canto suo, nel 2001. A lui è ispirata la serie tv Netflix “The Confession Killer”, uscita nel 2019.

“Gone Girl” è basata, invece, sulla storia del serial killer di Long Island. Ne parlavamo in questo articolo.

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Sara D'Aversa
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