Dopo oltre tre anni di guerra, si moltiplicano i segnali di un possibile riavvicinamento diplomatico tra Mosca e Kiev. Per la prima volta da mesi, le principali capitali europee e gli Stati Uniti sembrano muoversi in modo coordinato per sbloccare la situazione. Mentre a Kiev si riuniscono i leader della “Coalizione dei volenterosi” per sostenere l’Ucraina e rilanciare un’agenda diplomatica, il presidente russo Vladimir Putin ha proposto un incontro diretto con Kiev il 15 maggio a Istanbul.
Tra timidi segnali di apertura e diffidenze reciproche, l’Europa alza la pressione, Washington osserva e media, e Kiev chiede garanzie chiare. In un contesto fragile, ma in movimento, i prossimi giorni potrebbero rivelarsi decisivi.
I leader di quattro paesi europei, Francia, Germania, Gran Bretagna e Polonia, si sono riuniti il 10 maggio a Kiev per un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I cosiddetti membri della “Coalizione dei volenterosi”, formata da circa 30 nazioni occidentali, continuano a sostenere l’Ucraina mentre gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Donald Trump, proseguono nei tentativi di mediazione per fermare la guerra. Attualmente, i colloqui diplomatici gestiti da Washington con entrambe le parti risultano bloccati, senza progressi significativi. In questo quadro, il vertice della coalizione assume particolare rilievo.
Durante l’incontro a Kiev, i quattro leader europei e Zelensky hanno avuto anche una telefonata con Donald Trump. La proposta avanzata dalla coalizione prevede l’avvio di colloqui diretti tra Kiev e Mosca, una potenziale svolta per porre fine a un conflitto che si protrae da oltre tre anni. Inoltre, gli alleati europei dell’Ucraina hanno chiesto un cessate il fuoco incondizionato della durata di 30 giorni, con inizio previsto per il 12 maggio. Hanno anche avvertito che, in caso di rifiuto da parte russa, Mosca dovrà affrontare nuove e “massicce” sanzioni.
La leadership ucraina aveva già approvato una proposta analoga nel mese di marzo, mentre il Cremlino l’aveva respinta. L’ennesimo segnale di quanto resti fragile e incerto il terreno diplomatico, nonostante i rinnovati sforzi europei e le pressioni americane.
Le pressioni su Vladimir Putin riguardo alla guerra in Ucraina continuano a crescere. In questo contesto, l’11 maggio il presidente russo ha proposto di tenere colloqui diretti con l’Ucraina il 15 maggio a Istanbul.
Putin ha dichiarato che i negoziati dovrebbero puntare a raggiungere una pace duratura ed eliminare le “cause profonde” del conflitto, non limitandosi a una semplice pausa che potrebbe essere “sfruttata”, a suo dire, per il riarmo delle forze ucraine. L’obiettivo, ha ribadito, deve essere “il ripristino di una pace duratura e a lungo termine”.
Il leader del Cremlino ha inoltre annunciato che, nel corso della giornata di domenica, avrebbe avuto un colloquio telefonico con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per discutere della possibile mediazione e facilitare l’organizzazione dell’incontro.
Erdogan ha confermato, in una successiva conversazione telefonica con Putin, che la Turchia è pronta a ospitare colloqui diretti tra Mosca e Kiev.
L’iniziativa di Vladimir Putin è stata accolta con favore dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il leader di Kiev ha affermato che l’Ucraina è disposta a sedersi al tavolo dei negoziati, ma solo se Mosca si impegnerà chiaramente ad accettare un cessate il fuoco.
“È un segnale positivo che i russi abbiano finalmente iniziato a considerare la fine della guerra. Il mondo intero lo aspettava da molto tempo. E il primo passo per porre fine a qualsiasi guerra è un cessate il fuoco”, ha dichiarato Zelensky in un post pubblicato su X.
It is a positive sign that the Russians have finally begun to consider ending the war. The entire world has been waiting for this for a very long time. And the very first step in truly ending any war is a ceasefire.
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) May 11, 2025
There is no point in continuing the killing even for a single…
Più cauto il presidente francese, che ha commentato la proposta russa definendola “un primo passo, ma non basta”.
Negli ultimi mesi sono state avanzate diverse proposte di cessate il fuoco: tra queste, una sospensione degli attacchi contro le infrastrutture energetiche e una tregua in occasione della Pasqua ortodossa. Più recentemente, una pausa unilaterale di 72 ore annunciata da Mosca in concomitanza con le celebrazioni per l’80esimo anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Tuttavia, nessuna di queste iniziative ha portato a risultati concreti: sia la Russia che l’Ucraina si sono accusate a vicenda di aver violato gli accordi temporanei.