Nonostante la linea dura sull'immigrazione annunciata fin dal giorno dell’insediamento, l’amministrazione Trump ha fatto un’eccezione per un gruppo specifico: gli afrikaner del Sudafrica. Un ordine esecutivo firmato a febbraio ne autorizza il reinsediamento negli Stati Uniti, giustificandolo con presunte discriminazioni razziali nel loro paese d’origine. Ma chi sono gli afrikaner e perché rientrano tra i pochi "benvenuti"?
L’amministrazione americana sotto la guida di Donald Trump mira ad adottare una politica rigorosa sugli immigrati e sull’accoglienza dei rifugiati, come promesso durante la campagna elettorale del 2024.
Il giorno del suo insediamento, il 20 gennaio, ha sospeso il programma pluridecennale di ammissione dei rifugiati negli Stati Uniti con un ordine esecutivo. Il presidente ha fatto però un'eccezione per un gruppo: gli afrikaner.
Gli Stati Uniti hanno concesso lo status di rifugiati a un primo gruppo di 49 persone partite da Johannesburg l'11 maggio. Il loro arrivo negli Stati Uniti era previsto per il 12 maggio.
Questi arrivi seguono la firma di un ordine esecutivo emanato dal presidente statunitense nel mese di febbraio, che prevede “il reinsediamento dei rifugiati afrikaner in fuga da discriminazioni razziali promosse dal governo, inclusa la confisca di proprietà discriminatoria”.
Circa 3 milioni di afrikaner abitano nel Sudafrica, che ha una popolazione complessiva di 62 milioni. Sono di origine europea e discendenti dei coloni olandesi, francesi e tedeschi del XVII secolo, stabilitisi nel paese. Parlano l’afrikaans.
Hanno avuto un ruolo dominante nella politica del paese dal 1948 al 1994. Il Sudafrica è stato controllato per decenni dalla minoranza bianca sotto il regime di apartheid. Questo era un sistema istituzionalizzato di segregazione razziale che ha privato molti sudafricani neri dei diritti fondamentali. Nel 1994 questo sitema è finalmente decaduto.
Oggi gli afrikaner rappresentano circa il 5-6 per cento della popolazione sudafricana.
L'amministrazione Trump sostiene che la minoranza bianca del Sudafrica sia perseguitata in base alla sua razza.
Ad oggi, alcuni sudafricani bianchi affermano di essere ingiustamente discriminati a causa di una nuova legge (Expropriation Act) che consente al governo del paese di confiscare proprietà per "interesse pubblico". Questa politica, adottata nel gennaio 2025, in alcuni casi non prevede alcun indennizzo, ad esempio quando la proprietà è abbandonata o in stato di degrado.
Il sostegno di Trump agli afrikaner non è una novità. Infatti, li aveva appoggiati anche durante il suo primo mandato. Tuttavia, con l'entrata in vigore della norma sull'espropriazione delle terre, ha preso una posizione nettamente più forte. Parallelamente, Trump ha firmato anche un ordine esecutivo per fermare "gli aiuti e l'assistenza" al Sudafrica, citando le violazioni dei diritti umani in base alla legge.
Diversi esponenti della destra americana, inclusi alcuni politici repubblicani e personaggi dei media conservatori, sostengono da anni che gli afrikaner siano vittime di “razzismo inverso” e meritino protezione. La scelta dell’amministrazione di includerli tra i beneficiari di uno status di rifugiato si inserisce quindi in una narrazione più ampia che distingue tra rifugiati “meritevoli” e “non meritevoli” sulla base di criteri culturali, religiosi e identitari.
Anche Elon Musk, CEO di Tesla e consigliere del presidente Trump, originario del Sudafrica, ha criticato duramente la legge. “Perché avete leggi sulla proprietà apertamente razziste?” ha affermato in un post su X.
Why do you have openly racist ownership laws? https://t.co/tHWVsmB04F
— gorklon rust (@elonmusk) February 3, 2025
Il governo sudafricano respinge le accuse di Washington di qualsiasi confisca di terreni o discriminazione motivata da razza. Il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, sostiene che le politiche adottate siano necessarie per invertire la tendenza di disparità dei terreni che risale al periodo dell'apartheid.