Le elezioni legislative in Albania segnano un nuovo capitolo nella lunga carriera politica di Edi Rama. Il primo ministro si avvia verso un quarto mandato consecutivo. Dietro al trionfo annunciato, il paese si confronta con sfide cruciali: una democrazia sotto pressione, accuse di corruzione ai vertici e la difficile promessa dell’ingresso nell’Unione Europea entro il 2030. In gioco non c’è solo la stabilità politica, ma anche il percorso europeo.
Domenica 11 maggio, 3,7 milioni di albanesi sono stati chiamati alle urne per le elezioni legislative. Per la prima volta, anche la diaspora è stata coinvolta nella votazione: circa 200 mila albanesi residenti all’estero si sono recati ai seggi. Tuttavia, l’affluenza complessiva è risultata inferiore rispetto a quella registrata quattro anni fa.
Gli elettori hanno scelto 140 rappresentanti del nuovo Parlamento. Il primo ministro albanese e leader del Partito Socialista, Edi Rama, si è candidato per un quarto mandato consecutivo. Alla guida del paese dal 2013, Rama punta a consolidare il suo potere.
Il voto è stato interpretato come l’ennesima sfida tra Edi Rama e Sali Berisha. Entrambi sono volti noti della politica albanese fin dagli anni ’90. Tuttavia, soprattutto tra i giovani elettori cresce la stanchezza per una classe dirigente percepita come parte di un passato che fatica a lasciare spazio al cambiamento.
Gli exit poll hanno mostrato il Partito Socialista già in testa con il 51,8 per cento dei voti, contro il 38 per cento ottenuto dai Democratici. Secondo questi risultati preliminari, la formazione guidata da Edi Rama otterrebbe 79 seggi su 140 in parlamento.
In attesa dei risultati ufficiali, gli exit poll hanno dunque confermato la tendenza emersa nei sondaggi, che assegnavano al partito di Rama una quota superiore al 50 per cento.
Lo spoglio procede lentamente nella giornata del 12 maggio.
Con circa il 30 per cento delle schede scrutinate, i primi dati ufficiali danno il centrosinistra in netto vantaggio con 83 seggi sui 140 ottenuti in parlamento. Sono nove in più rispetto alla scorsa legislatura. Per Rama è il miglior risultato di sempre.
La campagna elettorale è stata segnata dalle accuse di corruzione e dalle promesse di adesione all’Unione Europea. Negli ultimi mesi, le critiche rivolte al primo ministro sono aumentate: l’opposizione ha accusato Rama di repressione politica. A queste tensioni si sono aggiunti diversi scandali personali che hanno colpito lo stesso Rama. Nelle ultime settimane è stato arrestato il sindaco di Tirana, Erion Veliaj, alleato del presidente, con l’accusa di corruzione. Entrambi hanno respinto ogni addebito.
Nonostante i dati positivi sulla crescita economica che, secondo la Banca Mondiale, sarebbe superiore al 4 per cento annuo nel periodo 2022-2024, Rama resta al centro delle critiche di chi ritiene che stia concentrando troppo potere nelle proprie mani.
Edi Rama ha promesso l’adesione dell’Albania all’Unione Europea entro il 2030. Tuttavia, molti esperti restano scettici sulla scadenza fissata dal primo ministro poiché soddisfare i criteri richiesti per l’ingresso nell’UE comporterebbe un impegno significativo e a lungo termine.
Per ottenere la piena adesione, l’Albania deve rispettare i criteri imposti da Bruxelles e attuare riforme profonde. È necessario un sistema giudiziario indipendente e funzionante, una lotta rigorosa contro la corruzione e l’adozione di riforme sociali e istituzionali.
Sebbene la promessa conservi un valore politico importante, il percorso per raggiungere questo obiettivo resta complesso.