17 May, 2025 - 13:23

L’estrema destra europea punta alla “remigrazione”: che cos’è e perché fa discutere

L’estrema destra europea punta alla “remigrazione”: che cos’è e perché fa discutere

Negli ultimi anni, il tema della “remigrazione” è emerso come una delle questioni più controverse in Europa, alimentando tensioni politiche e sociali. Questa idea, promossa soprattutto dalla destra radicale, propone il ritorno forzato delle persone con background migratorio, scatenando un acceso dibattito sulle implicazioni per i diritti umani.

Che cosa è remigrazione?

La remigrazione è tornata all'attenzione pubblica con il Remigration Summit previsto per il 17 maggio 2025. Questo termine è stato oggetto di ampio dibattito negli ultimi anni, utilizzato principalmente da ambienti della destra e dell'estrema destra per promuovere politiche di espulsione e deportazione forzata.

Il concetto richiama periodi oscuri della storia e oggi è sostenuto da partiti e gruppi che propongono l'espulsione forzata, e persino la deportazione di massa, di persone con background migratorio, indipendentemente dal luogo di nascita, dallo status legale o dalla cittadinanza.

Sebbene la mobilitazione delle persone non sia una novità, nell’ultimo decennio i partiti di destra hanno aumentato il loro consenso con politiche contro l’immigrazione, spesso trascurando aspetti cruciali come l’accoglienza, l’integrazione e la costruzione di nuove società multiculturali. Queste forze politiche hanno spesso fatto leva sullo status giuridico delle persone in arrivo. Ma sono realmente contrari esclusivamente all’immigrazione “irregolare” o mirano a vivere in una società omogenea? La linea tra dichiarazioni e azioni concrete è spesso molto fluida. La discussione attorno alla remigrazione riporta infatti esattamente a questo nodo centrale.

Nel gennaio 2024, l'emittente tedesca Correctiv ha riportato che alcuni politici di Alternative für Deutschland (AfD) avrebbero partecipato a un incontro con l'estremista di destra austriaco Martin Sellner e altri esponenti, durante il quale si sarebbe discusso un piano per l'espulsione di milioni di persone dalla Germania. Secondo l'indagine di Correctiv, l'incontro si è tenuto nel novembre 2023 nei pressi di Potsdam.

Per alcuni analisti, il piano prevederebbe anche la "remigrazione" di cittadini tedeschi con origini straniere, mettendo in discussione persino la loro cittadinanza.

Lo scoop ha innescato un'ondata di proteste su larga scala in Germania nel gennaio 2024, con migliaia persone che hanno manifestato contro il razzismo e l'estremismo di destra. In quell’occasione, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che ogni progetto finalizzato all’espulsione di immigrati o cittadini rappresenta “un attacco alla nostra democrazia e, di conseguenza, a ciascuno di noi”

La remigrazione secondo la destra internazionale

Il termine remigrazione non si riferisce soltanto a politiche migratorie più restrittive adottate da singoli paesi, ma si presenta anche come una strategia di esclusione o di divisione sociale che ridefinisce, in senso politico e culturale, chi ha diritto di appartenere a una determinata nazione. Questo approccio può contribuire ad alimentare una percezione ulteriormente negativa nei confronti delle persone migranti.

La Germania non è l’unico paese in cui la remigrazione è diventata oggetto di dibattito. Anche l’Austria, ad esempio, ha assistito negli ultimi anni a un crescente uso del termine nei discorsi politici della destra radicale.

Un riferimento esplicito è stato fatto anche negli Stati Uniti. Durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2024, Donald Trump ha rilanciato le sue proposte sull’immigrazione:

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Fermeremo tutti i voli migratori, porremo fine a tutti gli ingressi illegali, chiuderemo l'app telefonica di Kamala per il traffico di clandestini (CBP One App), revocheremo l'immunità di espulsione, sospenderemo il reinsediamento dei rifugiati e rimpatrieremo i migranti illegali di Kamala nei loro paesi d'origine (il cosiddetto re-immigrazione).

La retorica trumpiana ha contribuito a dare ulteriore visibilità internazionale a un termine fino a poco tempo fa limitato a circoli della destra europea.

La remigrazione è oggetto di forti critiche da parte di giuristi, attivisti e organizzazioni internazionali, che la considerano incompatibile con i diritti umani fondamentali e con i principi democratici, come l’uguaglianza davanti alla legge e il diritto alla cittadinanza. Secondo molti osservatori, dietro un linguaggio apparentemente neutro, si cela l’intenzione di mettere in atto una forma di “pulizia etnica” ideologica o culturale. L’obiettivo, in questi casi, non è espellere persone per reati commessi o per reale pericolosità sociale, ma per la sola origine etnica, religiosa o nazionale.

Il vertice europeo sulla remigrazione

Si torna a parlare di remigrazione, questa volta non nel consueto contesto elettorale. Il 17 maggio segna infatti una data significativa: è il giorno del primo vertice europeo sulla remigrazione. Un’iniziativa che riunisce alcune delle figure più attive del panorama della destra radicale europea, al di fuori delle tradizionali dinamiche di campagna politica.

Il summit, inizialmente previsto per le 14:30, è stato anticipato alle ore 9 e si svolge a Gallarate, in provincia di Varese. L’evento ha attirato molta attenzione sia per i contenuti che per i protagonisti coinvolti. Tra i relatori principali figurano personaggi come Martin Sellner, il politico belga Dries Van Langenhove, il francese Jean-Yves Le Gallou e l’olandese Eva Vlaardingerbroek.

L’iniziativa si inserisce in un contesto europeo in cui le istanze legate alla “remigrazione” stanno acquisendo crescente visibilità, con una rete transnazionale che punta alla normalizzazione di concetti fino a pochi anni fa considerati marginali.

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Nazlican Cebeci
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