A oltre tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina, lo scenario resta segnato da stalli diplomatici, ambiguità politiche e un conflitto che continua a mietere vittime. Mentre gli Stati Uniti cercano di rilanciare il dialogo, crescono i dubbi sulla reale volontà di arrivare a una tregua duratura. Le recenti dichiarazioni di Donald Trump dopo una conversazione con Vladimir Putin, rivelate dal Wall Street Journal, hanno riacceso il dibattito sul ruolo del Cremlino nei negoziati. In questo contesto fluido ma ancora privo di passi concreti, si moltiplicano le iniziative e le pressioni, ma la pace sembra rimanere una prospettiva ancora lontana.
Gli Stati Uniti portano avanti gli sforzi diplomatici per porre fine alla guerra. Sebbene Donald Trump abbia precedentemente ripetuto più volte di voler porre fine al conflitto in tempi brevissimi, questo non è stato il caso una volta che l'America è stata direttamente coinvolta nei negoziati.
Certo, non era un segreto che una pace giusta e duratura non potesse arrivare nel giro di 24 ore. Tuttavia, le settimane trascorse tra dichiarazioni altalenanti delle parti hanno creato una certa confusione e frustrazione nell'opinione pubblica che attende passi concreti.
Per alcuni, è proprio il presidente americano a non essere in grado di controllare la situazione come aveva rivendicato. Altri invece puntano il dito contro Vladimir Putin, sostenendo che non voglia realmente la pace, nonostante le dichiarazioni ufficiali che indicano il contrario.
Il mese di maggio, in particolare, è stato ricco di sviluppi, forse i più rilevanti dall’inizio dei colloqui. Anche se i funzionari statunitensi restano i principali mediatori, i cosiddetti "volenterosi" si sono ormai inseriti sulla scena. In effetti, i leader europei non sono più ai margini degli sforzi diplomatici e si coordinano con Washington. Il vertice della Coalizione dei volenterosi del 10 maggio non ha portato a un accordo di cessate il fuoco incondizionato, come avrebbero voluto Macron, Merz, Starmer e Tusk, né sono stati avviati colloqui diretti tra i due leader in guerra. Tuttavia, si sono tenuti colloqui diretti tra le delegazioni dei due paesi dopo oltre tre anni di conflitto.
Tutti gli occhi sono ora puntati su Putin, che ha scelto di non recarsi a Istanbul nonostante avesse proposto un incontro con Zelensky proprio in quella sede. In effetti, anche la telefonata tra Trump e il presidente russo del 19 maggio non ha prodotto novità. Sebbene si parli di eventuali negoziati in Vaticano, al momento non vi è alcuna conferma né alcun dato indicativo.
Tanti sviluppi ma nessuna azione concreta. Un recente articolo del Wall Street Journal riferisce che Trump, dopo aver parlato con il leader russo, avrebbe affermato ai leader europei che Putin non è pronto per la pace in Ucraina perché ritiene di star vincendo la guerra. Il giornale cita tre fonti non divulgate.
Le dichiarazioni riportate sono in netto contrasto con quelle ufficiali del presidente americano, che esprimono ottimismo, anche se questo, a tratti, lascia spazio alla frustrazione di Washington, manifestata da diversi funzionari americani.
Kiev sostiene da tempo, infatti, che Mosca non ha intenzione di porre fine alla guerra in Ucraina. Il paese ha accettato il cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni, sostenuto dagli Stati Uniti, quando è stato proposto l'11 marzo.
Mentre Mosca negozia e rimanda i colloqui diretti, la guerra procede nell’Ucraina orientale. La Russia continua ad aumentare i finanziamenti militari e ha recentemente annunciato la più ampia campagna di leva primaverile dall’inizio della guerra in Ucraina.
Ad agire contro l'immobilismo nei colloqui di pace è stata Bruxelles, che ha annunciato il 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia e ha già anticipato che un 18esimo è in arrivo.
Un recente sondaggio di Harvard CAPS-Harris ha rivelato che il 66 per cento degli americani ritiene che il presidente russo stia ostacolando la pace. Il 62 per cento degli intervistati ritiene invece che Zelensky “voglia sinceramente porre fine alla guerra”.
In modo simile, un sondaggio di SWG condotto tra il 14 e il 16 maggio mostra che complessivamente il 48 per cento degli italiani intervistati considera soprattutto Vladimir Putin un ostacolo al raggiungimento di un accordo. Una percentuale molto più bassa, pari al 17 per cento, attribuisce invece la responsabilità a Volodymyr Zelensky.
???????? Guerra in Ucraina - È principalmente Putin ad essere considerato l’ostacolo alla pace in Ucraina ma anche a Zelensky viene attribuita parte della responsabilità pic.twitter.com/FTBq8UZTdh
— SWG (@swg_research) May 20, 2025