18 Oct, 2025 - 08:22

Caso Beatrice Venezi, Marcello Veneziani: "La solita egemonia culturale della sinistra che vuole cancellare l'avversario"

Caso Beatrice Venezi, Marcello Veneziani: "La solita egemonia culturale della sinistra che vuole cancellare l'avversario"

La nomina di Beatrice Venezi a direttore musicale del Teatro La Fenice di Venezia ha rappresentato un detonatore per il conflitto ideologico che attraversa da decenni il mondo della cultura italiana.

Marcello Veneziani, sulle pagine di Panorama, coglie con precisione come la questione sia diventata immediatamente una battaglia identitaria tra destra e sinistra, dove non si perdona alla giovane musicista di non appartenere al milieu culturale di sinistra e di avere espresso, senza ambiguità, preferenze valoriali di destra e una vicinanza al Presidente Giorgia Meloni.​

Non è la competenza musicale, la carriera e il talento di Venezi a essere posti sotto la lente della critica, ma la sua identità politica e la sua “estraneità” rispetto all’egemonia culturale dominante.

Su questo punto Veneziani critica aspramente la modalità della polemica: il “linciaggio” mediatico non nasce da considerazioni artistiche ma da un pregiudizio ideologico che cancella ogni merito e ogni valore della persona presa di mira.​

La caccia al diverso: retaggi e forme dell’ostilità ideologica

Veneziani evita il facile paragone con altre nomine e si concentra piuttosto sui retaggi che alimentano la caccia al nemico politico.

In Italia, il conflitto fra destra e sinistra ha radici profonde, figlie dell’eredità storica di fascismo e comunismo, e si è nutrito di una “guerra civile fredda” fatta di negazioni sistematiche. 

Sebbene oggi le identità politiche siano sbiadite e le divisioni meno nette rispetto al passato, l’imprinting di quella animosità originaria permane e riaffiora ogni volta che viene agitato lo spettro della radicalità e dell’esclusione.​

Veneziani sottolinea come entrambe le parti abbiano ereditato una loro specifica modalità di ostilità: la destra, battagliera e vittimista, denuncia l’egemonia culturale avversaria, battendo il nemico ma non volendo eliminarlo; la sinistra, secondo l’autore, tende invece a voler “cancellare” l’avversario, silenziarlo, non confutarlo ma sopprimerlo nella sfera pubblica e civile.

Non si tratta di competizione tra due soggetti, ma di una pretesa giudicante che mira all’esclusione totale dell’antagonista.​

L’egemonia culturale e il diritto all’esistenza

Il mondo culturale in Italia, sostiene Veneziani, viene percepito dalla sinistra come una proprietà intoccabile, un territorio riservato dove chiunque emerga con valori o provenienze non conformi viene bollato come “intruso”, “incapace”, “imbucato” o “ignorante”.

Il destino del diverso è quello di essere espulso, cancellato come corpo estraneo. L’episodio Venezi alla Fenice diventa emblema di questa conventio ad excludendum, che condanna a morte civile chi osa apparire nel perimetro culturale senza le “credenziali” del pensiero unico.​

Questa pratica, afferma Veneziani, ha come surrogato civile la censura, il boicottaggio, la rimozione: l’avversario non va confutato ma ignorato, non criticato ma soppresso.

A parti invertite, osserva, la destra raramente opera con la stessa radicalità nell’espulsione dell’avversario culturale: preferisce la battaglia aperta, lo scontro, non la cancellazione della persona.

Il paradosso della superiorità e l’autocondanna

Una delle conseguenze di questa “superiorità morale” autoattribuita dal mondo progressista, nota Veneziani, è la sua condanna all’inferiorità politica: la sinistra, ferme nel suo sentirsi sopra le parti, resta fazione e non riesce mai a parlare a tutto il Paese.

L’effetto boomerang è che la destra, pur con i suoi limiti e difetti, risulta alla lunga preferibile rispetto al livore e al settarismo dell’avversario.

La reazione di fronte alla nomina di una giovane donna, stimata per la sua carriera musicale ma esclusa perché “non degna” secondo i parametri dell’egemonia, rivela la miseria di un sistema che predica spazio ai giovani e alle donne salvo poi ostracizzarli se non sono “dalla parte giusta”.​

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