L’acquisto della casa resta una delle maggiori attrattive degli italiani: molti vorrebbero varcare la soglia del proprio castello, pochi riescono a iniziare un percorso di acquisizione di un immobile. E che si tratti di un mercato delicato lo dimostra l’impatto incrociato tra prezzi, regole e accesso al credito. Norme come il D.Lgs. 122/2005, che tutela i diritti degli acquirenti di immobili da costruire, e il D.Lgs. 72/2016, che ha reso più rigorosi i criteri per la concessione dei mutui, contribuiscono a delineare un quadro in cui le scelte economiche diventano più consapevoli ma anche più selettive.
Negli ultimi anni non si è attivato alcuno sblocco del budget medio degli italiani sull’acquisto della casa. La proposta di chi cerca un immobile si confronta con valori sempre più contenuti, elaborando minuziosamente la strategia per evitare affanni dovuti a mutui, bollette e spese giornaliere.
E così la via per l’acquisto si apre su una spesa media di almeno 120 mila euro: questo è lo spiraglio a cui si fa riferimento per misurare il mercato residenziale.
La definizione di un target preciso intercetta una fascia in cui si concentra una parte ampia della domanda, soprattutto per le richieste che arrivano da giovani, famiglie monoreddito e cittadini che valutano l’acquisto della prima casa.
Un primo segnale arriva dalle analisi nazionali: come riporta Il Sole 24 Ore, una quota rilevante degli acquirenti italiani si concentra oggi su disponibilità di spesa inferiori ai 119 mila euro, un valore che fino a pochi anni fa rappresentava una fascia marginale del mercato.
Dunque, all’orizzonte, in molte aree del Paese, la disponibilità di spesa necessaria per realizzare il sogno di una vita - non pagare l’affitto ma avere un immobile di proprietà, rincorrendo un progetto di stabilità senza accantonarlo - scende sotto i 100 mila euro, soprattutto dove i redditi medi non riescono a tenere il passo dell’aumento dei valori immobiliari.
Le zone a maggiore attrattività occupazionale mantengono prezzi più elevati, ma l’interesse crescente verso soluzioni economiche mostra una tendenza ormai strutturale: sempre più acquirenti orientano le proprie ricerche verso immobili da recuperare, periferie meglio collegate o comuni limitrofi ai grandi centri.
Come analizzato dal Gruppo Tecnocasa, nei centri medi la fascia entro i 120 mila euro rappresenta spesso oltre un terzo degli acquirenti attivi, segno di una polarizzazione crescente verso una disponibilità economica molto contenuta.
La motivazione della contrazione non deriva da una sola causa, ma da un insieme di fattori, tra cui:
redditi e valori immobiliari divergenti: i prezzi di vendita, soprattutto nelle città maggiori, hanno mantenuto una stabilità o una crescita che non è stata accompagnata da un pari aumento dei redditi. Il risultato è un potere d’acquisto inferiore rispetto a dieci anni fa;
mutui più selettivi: le direttive europee recepite negli ultimi anni hanno introdotto criteri più rigorosi nella concessione del credito. Oggi gli istituti valutano con maggiore attenzione sostenibilità, continuità lavorativa e rapporto rata/reddito. Anche con tassi più stabili, ottenere un importo elevato risulta più complesso;
peso dei costi indiretti della casa: gli obblighi legati all’efficienza energetica e alla riqualificazione degli edifici portano molti acquirenti a considerare futuri interventi già nella decisione iniziale. Questo induce a mantenere il prezzo d’acquisto più basso per compensare le spese successive.
Quel che emerge è che per gli italiani non esiste più un modello economico uniforme figlio del benessere del Paese, ma differenze territoriali marcate e ben distinte.
Nei grandi capoluoghi la domanda supera spesso i 200 mila euro, ma ciò comporta compromessi significativi sulla metratura. Al contrario, nei centri medi e nelle aree con valori immobiliari più equilibrati, i 120 mila euro rappresentano una soglia molto ricorrente.
A livello locale si osservano dinamiche simili: come evidenziato da Idealista, anche in città caratterizzate da prezzi tendenzialmente stabili cresce il numero di persone che orienta la ricerca verso immobili più accessibili, spesso da ristrutturare o situati in zone semicentrali.
Tale percezione, per quanto possa sembrare esagerata, ha una validità statistica e delinea il cambio di mentalità degli acquirenti. Il fenomeno più evidente è la crescita del numero di persone che valuta la casa non solo per posizione e dimensioni, ma per sostenibilità economica nel lungo periodo.
Consumi, manutenzione, classe energetica e costi condominiali diventano parametri di scala utilizzati per la diversificazione degli immobili, piuttosto che la vicinanza al centro o la superficie calpestabile.
Un passo indietro o un’evoluzione del mercato immobiliare: fatto sta che gli operatori del settore stanno adattando l’offerta a questa trasformazione, puntando su immobili dal prezzo accessibile, su consulenze più tecniche e su strumenti che aiutino gli acquirenti a valutare correttamente gli interventi futuri.
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