VIOLENTATA E COSTRETTA A MANGIARE CARNE UMANA - Il Congo è da sempre un Paese martoriato da attentati e guerriglia, ma anche terreno di violenza per molte donne. Nel corso del suo viaggio, durante la visita di oggi mercoledì 1 febbraio 2023 a Kinshasa, il Papa ha raccolto varie testimonianze delle vittime di tali ingiustizie.
Tra le tante, particolarmente toccante è stata la storia di una donna, Emelda, che si è confidata con il Pontefice sulla sua drammatica esperienza di prigionia. La cittadina congolese ha raccontato di essere stata violentata e tenuta nuda durante la prigionia, come schiava sessuale, nonché costretta a mangiare carne umana, pena l'uccisione.
Spesso, a essere artefice di tali crimini verso la popolazione, è il gruppo armato M23, che Kinshasa, l'ONU e molti osservatori internazionali ritengono essere sostenuto dal vicino Rwanda.
Ecco il triste racconto di Emelda:
Le efferatezze subite da Emelda sono durate fino a quando un giorno, "per grazia, riuscii a fuggire quando ci mandarono a prendere l'acqua dal fiume". Così, il ritorno a casa, dai genitori, le cure all'ospedale di Panzi, a Bukavu, specializzato nel trattamento dei sopravvissuti alla violenza. Oggi la donna vive consapevole di quanto accaduto, ma una parte di sé è riuscita ad accettarlo, e a concedere anche il perdono a coloro che l'hanno abusata.
Dopo aver ascoltato vari episodi di crudeltà, il Santo Padre ha affermato: "Davanti alla violenza disumana che avete visto con i vostri occhi e provato sulla vostra pelle si resta scioccati e non ci sono parole, c'è solo da piangere. A voi, cari abitanti dell'est, voglio dire: vi sono vicino. Le vostre lacrime sono le mie lacrime, il vostro dolore è il mio dolore. A ogni famiglia in lutto o sfollata a causa di villaggi bruciati e altri crimini di guerra, ai sopravvissuti alle violenze sessuali, a ogni bambini e adulto ferito, dico: sono con voi, vorrei portarvi la carezza di Dio. Il suo sguardo tenero e compassionevole si posa su di voi".
Papa Francesco si è dunque commosso, specialmente quando quelle stesse vittime chiedono il perdono per i loro aguzzini, deponendo ai piedi della croce che troneggia al centro della sala gli strumenti di morte e tortura. In questo contesto, Francesco abbraccia e accarezza i volti delle persone sopravvissute, donando loro un sorriso.