Gianfranco Fini, padre della legge Bossi-Fini che regola l’accoglienza degli stranieri in Italia, prende voce nel dibattito sull’immigrazione. In un’intervista l’ex ministro degli Esteri ha infatti affermato la necessità di superare la legge da lui stesso voluta nel lontano 2002. In attesa del Consiglio dei Ministri di Cutro di oggi non mancano intanto le frizioni nel Governo: la Premier ha avocato a sé la gestione del dossier sull’immigrazione sottraendolo, di fatto, al Viminale guidato da Matteo Piantedosi.
Nell’intenso dibattito sull’immigrazione prende parola Gianfranco Fini, ex ministro degli Esteri e fondatore di Alleanza Nazionale. In un’intervista il primo firmatario della legge Bossi-Fini, ampiamente dibattuta in questi anni, auspica la possibilità di superare la legge. In un'intervista a Il giorno Fini ha infatti dichiarato:
La Bossi-Fini, come è noto, prevede che il permesso di soggiorno possa essere accordato solo ai migranti in grado di dimostrare di avere un lavoro e un reddito. Da questo principio discende un sistema di quote che regola le entrate degli stranieri nel Paese sulla base dei lavoratori che le prefetture stimano necessarie per l’economia italiana. Nonostante sia stata approvata venti anni fa e abbia subito a più riprese numerosi attacchi, la legge è ancora in vigore.
Negli ultimi giorni, dopo la tragedia di Cutro, diverse voci hanno riportato la Bossi-Fini al centro del dibattito. Se per Maurizio Gasparri la legge deve essere resa più severa perché bisogna tutelare i nostri confini di diversa opinione è Riccardo Magi, segretario di +Europa. Nelle ultime settimane Magi ha chiesto nuovamente il superamento della Bossi-Fini - ottenendo l’appoggio di Schlein, Renzi e Calenda – e si è opposto alla reintroduzione dei decreti sicurezza di Salvini. Punto, quest’ultimo, che crea non pochi scontri anche all'interno della maggioranza.
La Lega di Salvini vorrebbe, infatti, che questi decreti fossero ripristinati immediatamente. Di diversa opinione, invece, la Premier Meloni che ha deciso di sfilare la gestione del dossier immigrazione al ministro Piantedosi, avocandola a sè. Scelta, questa, che provoca diversi malumori all'interno della Lega che, come è noto, ha in questi anni fatto del contrasto all'immigrazione la sua bandiera identitaria. Non a caso ieri Matteo Salvini ha, in un tweet, elogiato apertamente le decisione di Rishi Sunak, Primo ministro inglese, di non concedere l'asilo a chiunque sia entrato irregolarmente nel Regno Unito.
La Presidente del Consiglio Meloni vuole invece dare il via a una nuova strategia basata su un apertura dei flussi regolari, sul potenziamento dei flussi umanitari e sul pugno duro nei confronti degli scafisti. Le prime risposte arriveranno oggi dal Cdm di Cutro.