La Legge di Bilancio 2024 ha segnato una svolta importante per il settore agricolo italiano, ponendo fine a una serie di agevolazioni fiscali di cui hanno beneficiato i coltivatori diretti (CD) e gli imprenditori agricoli professionali (IAP) negli anni precedenti. La mancata proroga dell'esonero dall'IRPEF per questi soggetti, insieme all'obbligo di versare i contributi previdenziali anche per i giovani agricoltori, rappresenta un punto di discontinuità rispetto al passato, ma va anche a gettare benzina sul fuoco in una rete di rapporti per ora non idilliaca, anche a causa della protesta degli agricoltori.
Fino al 2023, i coltivatori diretti e gli IAP beneficiavano di una completa esenzione IRPEF sui redditi dominicali e agrari, un'agevolazione introdotta per la prima volta nel 2016 e prorogata annualmente fino al 2023. Questa misura ha rappresentato un importante sostegno per il settore, specialmente in momenti di crisi economica, contribuendo a ridurre il carico fiscale sui redditi agrari.
La decisione di non prorogare tali agevolazioni ha suscitato preoccupazione tra gli operatori del settore e le principali organizzazioni agricole, quali Confagricoltura e Cia - Agricoltori Italiani. Queste ultime hanno espresso la necessità di un ritorno graduale all'imposizione fiscale o hanno addirittura richiesto un passo indietro del Governo, suggerendo un emendamento al Decreto Milleproroghe per mitigare l'impatto di questa scelta.
Il vicepresidente di Cia - Agricoltori Italiani, Gennaro Sicolo, non ha nascosto la sua preoccupazione, quantificando in cifre il costo aggiuntivo che le imprese agricole dovranno sostenere. Parallelamente, Nicola Caputo, assessore all'Agricoltura della Regione Campania, si è fatto portavoce di una richiesta di revisione, sottolineando come l'agricoltura, già provata da pandemia, crisi climatica e guerre, non possa essere ulteriormente penalizzata da nuovi oneri fiscali.
Anche il settore degli installatori di pannelli agrivoltaici si è unito alle polemiche: il comparto, rappresentato da aziende come Kenergia, ha espresso preoccupazione per le conseguenze della tassazione retroattiva sui diritti di superficie, temendo che questa possa frenare l'espansione dell'agrivoltaico in Italia.
Dal 2017 al 2023, i CD e gli IAP iscritti alla previdenza agricola hanno goduto di un'importante agevolazione fiscale che escludeva i redditi dominicali e agrari dalla base imponibile IRPEF. Questa misura ha avuto un ampio impatto, estendendosi anche ai familiari coadiuvanti dei coltivatori diretti e ai soci di società semplici, sotto certe condizioni.
Con l'entrata in vigore della Legge di Bilancio 2024, i coltivatori diretti e gli IAP dovranno nuovamente dichiarare i redditi dominicali e agrari, che saranno soggetti a IRPEF secondo le regole ordinarie. Questo cambiamento implica non solo un aumento del carico fiscale per i soggetti interessati ma anche una maggiore complessità nella gestione delle dichiarazioni dei redditi.
I redditi agrari, a partire dall'anno d'imposta 2024, subiranno delle rivalutazioni significative che porteranno a un incremento dell'imponibile IRPEF. Ciò implica una maggiore pressione fiscale sui coltivatori diretti e sugli IAP, che dovranno navigare una realtà più complessa e onerosa.
Di fronte a questo cambiamento legislativo, è fondamentale che i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali esplorino strategie per ottimizzare la propria posizione fiscale. Questo potrebbe includere una revisione delle pratiche aziendali, l'esplorazione di nuove agevolazioni fiscali disponibili e, ove possibile, la rinegoziazione dei contratti di affitto agricolo per mitigare l'impatto della nuova normativa.
La legge specifica che l'ulteriore rivalutazione dei redditi fondiari non si applica ai terreni posseduti e condotti da CD e IAP iscritti alla previdenza agricola. Tuttavia, per i terreni non affittati, l'IMU sostituisce l'IRPEF sul reddito dominicale, mentre il reddito agrario rimane assoggettato alle imposte sui redditi.